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Le basi pedagogiche del metodo

a cura di Giacomo Rota, dottore in scienze pedagogiche insegnante specialista di inglese nella scuola primaria

 

 

In primo luogo non si deve dimenticare come l’importanza dell’insegnamento della musica si intreccia con molti studi e ricerche (come quelli di Howar Gardner sui diversi tipi di intelligenze, già noti in ambito scolastico) che non fanno altro che evidenziare come spesso, nella scuola, si rischi di concentrare l’attenzione esclusivamente sugli aspetti linguistici e logico-matematici, dimenticando che esistono anche intelligenze legate al movimento, al ritmo ed alla musica. Inoltre, le attività stesse di ascolto e di esecuzione corale possono aiutare tutti gli alunni ad ascoltare e ad ascoltarsi, due abilità (ma anche dimensioni educative) molto critiche negli alunni dei nostri giorni, come ben sanno i docenti delle scuole di ogni ordine e grado.

Ogni classe scolastica oppure ogni gruppo di alunni rappresenta una sorta di arcipelago dove le differenze interpersonali emergono sia per quanto riguarda gli elementi di positività che di criticità. Da anni diversi studi hanno evidenziato come anche all’interno di una classe omogenea per età (ad es. una classe prima della secondaria di primo grado) in realtà i risultati in ordine al profitto scolastico possono spaziare da alunni che manifestano un’età compresa tra gli otto e i quattordici anni. E’ evidente che, dal punto di vista didattico, una metodologia che tenga conto di questa eterogeneità sia del tutto strategica, dal momento che compito della scuola e di ogni educatore è quello di fornire una risposta il più possibile personalizzata alle diverse capacità e potenzialità espresse dai singoli alunni.

 

A questo riguardo, un vero e proprio punto di forza del metodo sotteso al corso Il ritmo della musica da noi sperimentato è rappresentato dalla gradualità della proposta, che rispetta gli stadi evolutivi del bambino, il quale vive per diversi anni in una situazione esperienziale basata sulla concretezza, transitando solamente in un secondo momento verso uno stadio dove l’elemento simbolico (nello specifico questo potrebbe essere rappresentato dalla notazione musicale) acquista sempre maggior peso.

Tale gradualità, già di per sé utile per tutti gli alunni (come ricordato sopra in ordine alle differenze interpersonali), può in realtà incontrare anche le esigenze di alunni con Bisogni Educativi Speciali, i quali potrebbero giovarsi di un percorso didattico come quello proposto dal maestro Morzenti in quanto supportati da diversi elementi di concretezza.

Alla base della proposta del maestro Morzenti vi sono inoltre alcuni elementi che ricordano le potenzialità di due metodologie già note a diversi docenti della scuola primaria.

1) Sotto alcuni aspetti, la metodologia seguita ricorda quello che nell’insegnamento della lingua straniera viene definito come TPR (Total Physical Response – Risposta Fisica Totale) di James Asher. Si tratta, nello specifico, di un metodo di insegnamento delle lingue che utilizza i movimenti del corpo che reagisce ad un input di tipo linguistico (associando a tale input un movimento). Questo metodo è finalizzato a ridurre le possibili inibizioni dello studente (soprattutto se molto giovane ed inesperto in campo linguistico), abbassando il livello di ansia, di stress, creando un clima maggiormente giocoso e rilassato. Diversi studi, anche nel campo delle neuroscienze, hanno evidenziato del resto come si apprenda meglio all’interno di situazioni emotivamente positive.

 

Non ci si deve inoltre dimenticare che il gioco, soprattutto se di movimento, è una modalità di esplorazione e di conoscenza che gli alunni conoscono bene in quanto, sotto certi aspetti, la stanno ancora sperimentando nel periodo di permanenza all’interno della scuola primaria, dopo averla vissuta quotidianamente nei primi anni di vita. Inoltre, l’elemento di fisicità e di movimento non fa altro che rinforzare l’apprendimento stesso. Il corso Il ritmo della musica tiene conto di tutto questo.

 

2) Sotto altri aspetti il metodo proposto all’interno del corso del maestro Morzenti ricorda alcuni elementi della nota body percussion, già utilizzata in ambito didattico musicale: secondo questa metodologia i bambini possono sperimentare direttamente sul loro corpo gli elementi musicali come la pulsazione, il ritmo e la metrica delle parole. Non ci si deve inoltre dimenticare che tale metodologia implementa anche la coordinazione motoria.

 

 

 

 

                                                                                                                           

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