Prospettive e applicazioni concrete, contenute nella normativa
di Maurizio Mazzocchi, già Dirigente Scolastico
Vorrei partire anzitutto con una semplice domanda rispetto al recente Disegno di Legge in “La Buona Scuola “ varato il 12 marzo scorso dal Consiglio dei Ministri, ora approdato alla Camera dei Deputati per essere convertito in Legge, sperando che ciò avvenga in tempi brevi! Ecco dunque la domanda che mi sono posto: “Questo ddl che segna per l’ennesima volta una riforma del sistema d’istruzione soprattutto nel campo del rafforzamento dell’ autonomia e dell’offerta formativa di ogni singolo Istituto scolastico può rappresentare una svolta, un cambio di rotta nel campo dell’educazione musicale in particolare nella Scuola Primaria? Che sia davvero la volta buona?"
Se leggiamo tra le diverse slides del rapporto del MIUR che illustrano il Disegno di Legge potremmo rispondere affermativamente a questa domanda o quanto meno avere più di una ragione per essere fiduciosi che quanto in esso previsto faccia uscire la musica dalla sua attuale condizione di cenerentola nell’ambito delle discipline scolastiche. A questo proposito vale la pena riportare fedelmente cosa sta scritto al predetto punto, ove si fa riferimento alla ricchezza e al valore patrimoniale delle diverse forma artistiche presenti in Italia ed al compito non del tutto assolto da parte della scuola nella valorizzazione del tale patrimonio. Così è scritto “ Nel corso degli anni la scuola ha indebolito la sua capacità di trasmissione di un patrimonio storico, culturale e creativo unico al mondo. (…..) La conoscenza dell’arte e della cultura, cosi come la pratica della musica, devono essere più presenti tra gli insegnamenti che la scuola fornisce ai nostri giovani”.
Solo enunciazione di principio? Solo un auspicio? Leggendo attentamente il testo non sembrerebbe.
E’ infatti previsto l’introduzione di due ore di musica nelle classi IV e V della Suola Primaria. Ma non basta se tale insegnamento non è supportato da docenti qualificati e preparati. Ecco allora la necessità di un piano di formazione e di supporto agli stessi docenti della Scuola Primaria in quelle realtà ove non siano presenti docenti con titoli specifici per l’insegnamento.
Proviamo a leggere attentamente l’impegno del governo per il raggiungimento di questo obiettivo. Ebbene, sempre al punto 4.1 del rapporto MIUR testualmente sta scritto “Ma le scuole non saranno sole in questa sfida: al loro fianco sarà importante mobilitare tutte le istituzioni musicali del Paese, in primo luogo i conservatori, ma anche gli enti lirici e sinfonici, bande militari e civili”. E ancora, quasi a voler riconoscere la trascuratezza che si è perpetuata nei confronti della musica e di altre discipline come l’arte e lo sport nella scuola italiana nonostante l’avvicendarsi di tante riforme, viene affermato senza alcun indugio “per troppo tempo su certi temi abbiamo improvvisato, condannando queste discipline all’estemporaneità. Oggi è tempo di puntare sul valore della pratica e di chiedere a chi ha consacrato la propria carriera alla musica di entrare in classe”.
Affermazioni forti che esprimono a chiare lettere la volontà e l’impegno del Governo nel suo programma di riforma del sistema scolastico a dare adeguato riconoscimento e valore alla musica nella scuola e a chi al suo interno o dall’esterno concorre a renderla all’altezza del compito. Certamente non va dimenticata anche la nota 151 del 17 gennaio 2014 con la quale il MIUR aveva reso noto le Linee guida relative alle iniziative "volte alla diffusione della cultura e della pratica musicale" nella scuola primaria previste dal DM 8/11 con il quale venivano individuati i titoli prioritari per insegnare musica e pratica musicale nella Scuola Primaria.
Rimango tuttavia convinto che nessuna innovazione scolastica, specie nel campo della didattica sia semplicemente conseguente all’introduzione di nuove disposizioni normative o di riforme scolastiche. Sarebbe troppo facile! Buona che sia una riforma scolastica ha bisogno di una scuola che sappia accoglierla, tradurla e interpretarla nel suo contesto scolastico e territoriale, all’interno della propria autonomia e del suo più ampio Piano dell’offerta Formativa pur disponendo di limitate risorse. E’ questa la sfida che la scuola deve raccogliere con la riforma del sistema scolastico “La Buona Scuola”. In particolare mi auguro che ciò avvenga anche per l’insegnamento della musica nella Scuola Primaria.